A Nazaret in Galilea corre il nostro pensiero quando pensiamo all'infanzia di Gesù, ci ricordiamo meno che in quel luogo Gesù rivela la propria identità e di conseguenza la missione a lui affidata. La liturgia ce lo ricorda (condensando anni in una manciata di settimane), appena dopo la nascita, dopo la misteriosa scomparsa a Gerusalemme, il battesimo sul Giordano, Gesù torno in Galilea da profeta. Non più e non solo il figlio di Giuseppe, ma colui nel quale lo Spirito del Signore agisce, mandato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, ai prigionieri la liberazione, ai ciechi la vista, la libertà per gli oppressi. Gesù fa suo il passo del profeta Isaia e dice: io, figlio di Giuseppe, rispondo a pieno titolo a quanto annunciato da Isaia. Cosa accadde dopo questa rivelazione? Tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno, si levarono e lo cacciarono fuori dalla città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù nel precipizio. Accadde semplicemente il rifiuto di Gesù e della missione a lui affidata dal Padre, tutto secondo programma.
Si perché Gesù è un profeta e come tale non è ben accetto.
Ora noi ci ritroviamo fra le mani questa storia, la rileggiamo conoscendo antefatti e conclusione e potremmo anche indignarci per il comportamento di quegli uomini, senza accorgerci di replicare il copione pari pari anche qui e ora, spingendo Gesù sul ciglio del nostro cuore, su cui è costruita la nostra esistenza, per gettarlo fuori dalla nostra vita. Accettare Gesù e la sua missione non è cosa facile! Perché Dio attraverso i suoi profeti si spinge sempre oltre i nostri calcoli e le nostre previsioni, lo dice Gesù stesso portando ad esempio la vicenda di Elia ed Eliseo.
I poveri, i prigionieri, i ciechi e gli oppressi, che bella compagnia ci prepara Gesù, no meglio chiudere la porta, non rischiare.
Annota il vangelo al termine di questa vicenda: Ma egli passando in mezzo a loro, proseguì sulla sua strada.
Conosciamo bene dove ha portato quella strada: alla morte in croce per i giusti e per gli ingiusti e al premio, la firma del padre sulla vita di Cristo, la resurrezione. Che significa che quel profeta è ancora qui in mezzo a noi...
Si perché Gesù è un profeta e come tale non è ben accetto.
Ora noi ci ritroviamo fra le mani questa storia, la rileggiamo conoscendo antefatti e conclusione e potremmo anche indignarci per il comportamento di quegli uomini, senza accorgerci di replicare il copione pari pari anche qui e ora, spingendo Gesù sul ciglio del nostro cuore, su cui è costruita la nostra esistenza, per gettarlo fuori dalla nostra vita. Accettare Gesù e la sua missione non è cosa facile! Perché Dio attraverso i suoi profeti si spinge sempre oltre i nostri calcoli e le nostre previsioni, lo dice Gesù stesso portando ad esempio la vicenda di Elia ed Eliseo.
I poveri, i prigionieri, i ciechi e gli oppressi, che bella compagnia ci prepara Gesù, no meglio chiudere la porta, non rischiare.
Annota il vangelo al termine di questa vicenda: Ma egli passando in mezzo a loro, proseguì sulla sua strada.
Conosciamo bene dove ha portato quella strada: alla morte in croce per i giusti e per gli ingiusti e al premio, la firma del padre sulla vita di Cristo, la resurrezione. Che significa che quel profeta è ancora qui in mezzo a noi...
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